Dal 23 al 26 maggio 2019 i cittadini europei saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento dell’Unione. E’ un appuntamento cruciale perché mai come adesso le istituzioni comunitarie, l’idea stessa di Europa come casa comune, sono minacciate da un riflusso ideologico che vuol fare arretrare il nostro continente di 70 anni e ricacciarlo nel nazionalismo che tanti guai ha causato in passato. Si vuol far passare l’idea che essere sovrani in casa propria significhi maggiore benessere, maggiore sicurezza interna ed esterna. In un mondo dominato da potenze continentali che possono fare i singoli stati nazionali? Si dice che l’Europa non funziona e non pensa ai cittadini. Per questo vogliamo abbatterla, insieme a tutti i suoi lati positivi? Forse che vogliamo abbattere lo stato nazionale quando il suo governo è inadeguato? Da un lato si scarica sull’Europa la colpa di ogni problema, dall’altro si agisce per non darle gli strumenti idonei a scongiurare quei problemi. Il voto è lo strumento del cambiamento e bisogna usarlo per migliorare e non per peggiorare, per costruire e non per distruggere quel poco o quel molto che in tanti anni è stato fatto.

A volte, con troppa superficialità, dimentichiamo i vantaggi dell’Unione, i cambiamenti positivi che essa ha portato nella vita di ogni giorno, dalla facilità di spostamento per merci e cittadini alla moneta unica, dall’armonizzazione delle varie politiche agli aiuti alle regioni più svantaggiate, dalla difesa contro le multinazionali alla lotta contro i cartelli, dalla difesa dei consumatori al taglio dei prezzi dei medicinali, dall’azione per garantire acqua e aria più pulite all’assicurazione sanitaria in ogni parte dell’Unione, dalla ricerca scientifica ai progetti comuni per lo spazio, alla promozione delle culture, ai progetti per i giovani, all’armonizzazione della politica estera, alla sicurezza degli acquisti on line e, infine, al più lungo periodo di pace di cui ha goduto questa parte di mondo, che non è una cosa senza importanza. Se pensiamo a tutto questo, allora ci rendiamo conto che vale la pena battersi per l’Europa, per migliorarla, per costruire gli Stati Uniti d’Europa, con un vero e proprio governo europeo, una politica estera e fiscale unica, per far sentire la voce dell’Europa nel consesso internazionale. Battersi cominciando dal voto. L’astensione fa il gioco di quelli che l’Europa la vogliono disgregare, sotto lo sguardo interessato di altre potenze che non aspettano altro.