ZIBALDONE, blog di Franco Tessitore

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Tuesday, May 26 2020

J.-L. Dabadie, che altro doveva fare per attrarre l’attenzione?

Giornalista e romanziere, autore di sketches e di canzoni, sceneggiatore e traduttore, JeanLoup Dabadie è morto domenica 24 maggio 2020.

Due romanzi (Les yeux secs, a 19 anni, e Les dieux du foyer, a 20) lo lanciarono nell’agone letterario francese, poi la sua carriera si è svolta tra radio, televisione, cinema, teatro e canzoni. Ha firmato commedie e sceneggiature per i registi e gli attori più in voga (Jean-Christophe Averty, Guy Bedos, Sophie Daumier, François Truffaut, Claude Sautet, Yves Robert) ed è stato un paroliere prolifico. Le sue innumerevoli canzoni sono state cantate dagli chansonniers più famosi (Michel Polnareff, Mireille Mathieu, Claude François, Dalida, Juliette Gréco, Marie Laforêt, Barbara, Petula Clark, Yves Montand, Johnny Hallyday, Sylvie Vartan, Riccardo Cocciante, Michel Piccoli, Henri Salvador (nomi conosciutissimi anche in Italia) e tanti altri..). Ha ricevuto tre decorazioni, numerosi premi (uno anche in Italia) ed è stato eletto, caso unico tra gli artisti, all’Académie Française.

In Francia la notizia della sua morte ha suscitato, ovviamente, vasta eco. In Italia è passata quasi inosservata. Tra i giornali on line più importanti solo Il Mattino, Il Gazzettino e Il Messaggero ne hanno parlato.

(http://www.grazzaniseonline.eu/IMG/pdf/Dabadie.pdf)

Tuesday, November 6 2012

Chiusura culturale

Si fa un gran parlare di cultura come volano dell’economia in un paese come il nostro povero di giacimenti importanti e di un solido tessuto industriale che, viceversa può solo contare sull’intelligenza dei suoi abitanti, sul patrimonio artistico e paesaggistico, sulla cultura.

Ogni evento culturale (che si tratti di arte, di musica, di letteratura, di scienze, ecc…) è di per sé strumento di avanzamento personale e collettivo e occasione di progresso economico, a prescindere dai personaggi o dai soggetti celebrati. Può trattarsi di Dante come di Shakespeare, di Verdi come di Mozart, di Leonardo come di Van Gogh, della tammorra come del Jazz. La cultura non ha confini né steccati!

Perciò il diniego di fondi all’Umbria Jazz Winter da parte del Ministero dei Beni Culturali con la giustificazione, se le notizie di stampa sono vere, che “il Jazz non è espressione della cultura italiana” appare un grave infortunio. Si poteva capire una ragione finanziaria dietro tale decisione (ragazzi, in questo momento non ce lo possiamo permettere) ma la giustificazione addotta denota chiusura culturale (grave per un Ministero con quel nome e per un governo di professori!) e imprevidenza economica, se non qualcosa di ancora più grave.