ZIBALDONE, blog di Franco Tessitore

To content | To menu | To search

Wednesday, May 15 2019

Europa: un voto per migliorarla

Dal 23 al 26 maggio 2019 i cittadini europei saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento dell’Unione. E’ un appuntamento cruciale perché mai come adesso le istituzioni comunitarie, l’idea stessa di Europa come casa comune, sono minacciate da un riflusso ideologico che vuol fare arretrare il nostro continente di 70 anni e ricacciarlo nel nazionalismo che tanti guai ha causato in passato. Si vuol far passare l’idea che essere sovrani in casa propria significhi maggiore benessere, maggiore sicurezza interna ed esterna. In un mondo dominato da potenze continentali che possono fare i singoli stati nazionali? Si dice che l’Europa non funziona e non pensa ai cittadini. Per questo vogliamo abbatterla, insieme a tutti i suoi lati positivi? Forse che vogliamo abbattere lo stato nazionale quando il suo governo è inadeguato? Da un lato si scarica sull’Europa la colpa di ogni problema, dall’altro si agisce per non darle gli strumenti idonei a scongiurare quei problemi. Il voto è lo strumento del cambiamento e bisogna usarlo per migliorare e non per peggiorare, per costruire e non per distruggere quel poco o quel molto che in tanti anni è stato fatto.

A volte, con troppa superficialità, dimentichiamo i vantaggi dell’Unione, i cambiamenti positivi che essa ha portato nella vita di ogni giorno, dalla facilità di spostamento per merci e cittadini alla moneta unica, dall’armonizzazione delle varie politiche agli aiuti alle regioni più svantaggiate, dalla difesa contro le multinazionali alla lotta contro i cartelli, dalla difesa dei consumatori al taglio dei prezzi dei medicinali, dall’azione per garantire acqua e aria più pulite all’assicurazione sanitaria in ogni parte dell’Unione, dalla ricerca scientifica ai progetti comuni per lo spazio, alla promozione delle culture, ai progetti per i giovani, all’armonizzazione della politica estera, alla sicurezza degli acquisti on line e, infine, al più lungo periodo di pace di cui ha goduto questa parte di mondo, che non è una cosa senza importanza. Se pensiamo a tutto questo, allora ci rendiamo conto che vale la pena battersi per l’Europa, per migliorarla, per costruire gli Stati Uniti d’Europa, con un vero e proprio governo europeo, una politica estera e fiscale unica, per far sentire la voce dell’Europa nel consesso internazionale. Battersi cominciando dal voto. L’astensione fa il gioco di quelli che l’Europa la vogliono disgregare, sotto lo sguardo interessato di altre potenze che non aspettano altro.

Sunday, December 24 2017

Negata la cittadinanza al Natale

Natale, festa principale della cristianità e riempimento di bocca di tanti che a parole si rifanno alla sua simbologia e al suo significato ma alla prova dei fatti dimostrano di che materiale è fatto il loro cuore. E’ Natale, ma non è un bel Natale per la Repubblica italiana, il cui parlamento (la minuscola non è casuale) ha abdicato al proprio dovere di legiferare in ordine a una prova di civiltà, di solidarietà e anche di interesse nazionale.

In discussione c’era la legge di concessione della cittadinanza a figli di stranieri regolari nati in Italia, lo “jus soli”, espressione latina che sta a indicare il diritto di essere considerato cittadino del luogo in cui si è nati. C’erano i favorevoli, c’erano i contrari strumentali e ideologici (“per non favorire i clandestini”, ha detto un tale, parlamentare) e ci sono stati quelli che hanno fatto mancare il numero legale nell’aula del Senato.

Ieri non ha perso chi era favorevole alla cittadinanza per 800mila italiani di fatto, ha perso l’Italia, “faro di civiltà”, “esempio di tolleranza e solidarietà”, che in questo modo ha detto a quei bambini e ragazzi: siete nati qui, parlate la nostra lingua e i nostri dialetti, studiate nella nostra scuola, aspirate a contribuire al progresso di questo Paese in tutti i campi, siete figli di persone regolarmente autorizzate a stare da noi ma continuate ad essere altro da noi, non siete graditi e per voi c’è solo l’emarginazione e la povertà.

PS: lo “Jus soli” e lo “Jus sanguinis” esistono in Danimarca, Germania, Grecia, Francia (fin dal 1515), Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Portogallo, Svezia e, in misura più restrittiva, in Austria, Olanda e Svizzera.

Friday, June 24 2016

Più Europa o affondiamo tutti

Gli inglesi hanno scelto di uscire dall’UE. Pessima notizia per gli europeisti ma, come ha tweettato il presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz, sono anche terminati 40 anni di ambiguità.

Molti fuori dell’inghilterra (la minuscola ci sembra necessaria visto l’isolamento a cui si volge il cosiddetto Regno Unito) plaudono a questo risultato e preconizzano altri referendum, altre uscite e la disintegrazione definitiva di quanto è stato costruito in sessanta anni.

All’Europa vengono imputati tutti i mali, dimenticando o ignorando che il nostro progresso, i risultati raggiunti, anche con le difficoltà attuali, li dobbiamo all’Europa, senza contare il sommo bene: la pace. Questa parte di mondo non ha mai vissuto un così lungo periodo di pace e ciò lo si deve alle istituzioni comunitarie dove tutti gli interessi trovano un luogo di compensazione. Un conto è litigare in famiglia, dove facilmente ci si riappacifica, un conto litigare con estranei arrivando inevitabilmente alle estreme conseguenze.

Certo l’Europa così com’è non va bene ma bisogna impegnarsi a migliorarla non a distruggerla in nome di anacronistici sussulti di sovranità o sotto l’ossessione dei migranti alle frontiere. Per cambiarla ci si deve stare dentro, non fuori.

E piuttosto che chiedere meno Europa bisogna rivendicare con forza più Europa, più poteri al Parlamento Europeo, più poteri alla Commissione. Se siamo a questo punto è perché l’Unione non è completata, non è una entità statuale. Per affrontare i problemi di oggi e soprattutto di domani c’è bisogna di unità, di un vero governo europeo.

Oggi, che è un giorno triste per tutti, quelli che hanno perso ma anche quelli che hanno vinto, bisogna crederci ancora di più. Il sogno europeo non è finito. Altrimenti il nero comincerà a colorarsi di rosso sangue. Che Dio ce la mandi buona!

Saturday, August 1 2015

La giustizia non è per gli onorevoli

Il caso Azzollini, il senatore indagato dalla procura di Trani, ultimo di una lunga serie, ha suscitato le solite polemiche come accade ogni volta che la magistratura chiede l'autorizzazione a procedere, o addirittura l'arresto, contro un membro di una delle Camere.

Per strumentale solidarietà o altrettanto strumentale giustizialismo, conditi di politici o inconfessabili interessi, all'inquisito si nega o si accorda la protezione dell'immunità parlamentare.

L'art. 68 della Costituzione recita: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni”. Il resto dell'articolo, va da sé, vieta di procedere ad ogni tipo di indagini e restrizioni senza il placet della Camera di appartenenza.

Questa forma di protezione fu inserita nella Costituzione del '48 e riaffermata nella modifica del 1993 per difendere i rappresentanti del popolo da sempre possibili arbitrii.

La prassi parlamentare ha portato ad un abuso nell'applicazione di detto articolo, il cui contenuto si è trasformato in strumento di lotta politica. L'esame del caso dovrebbe riguardare non la difesa acritica o nella superficiale condanna dell'inquisito ma la legittimità della richiesta della magistratura, rispondendo alla domanda se i reati di cui si accusa l'onorevole di turno rientrano o meno nella sfera dell'esercizio della sua funzione, se essi sono di natura politica o penale.

Quando, respingendo la richiesta della Procura, si ritiene implicitamente che induzione e concorso in bancarotta fraudolenta, assunzioni clientelari, bilanci falsificati, stipendi e consulenze d'oro, improprio utilizzo delle risorse, ecc., sono prerogative della funzione di deputato o senatore quale è descritta dalla Costituzione, allora si deve concludere che la politica è questo (inoltre, come la mettiamo con gli altri imputati dell'inchiesta che politici non sono?).

Non è un bel segnale che si manda al cittadino.

Tuesday, October 1 2013

Culto della personalità

La locuzione culto della personalità indica una forma di idolatria sociale che generalmente si configura nell'assoluta devozione a un leader, generalmente politico o religioso, attraverso l'esaltazione del pensiero e delle capacità, tanto da attribuirgli doti di infallibilità.

I culti della personalità caratterizzano di norma gli stati totalitari o le nazioni che hanno sperimentato di recente una rivoluzione. La reputazione di un singolo capo, spesso caratterizzato come "liberatore" o "salvatore" del popolo, eleva questi a un livello quasi divino.

Il livello di adulazione può raggiungere vette che appaiono assurde agli estranei.

I culti della personalità mirano a far apparire il capo e lo stato come sinonimi, così che diventi impossibile comprendere l'esistenza dell'uno senza l'altro. Aiuta inoltre a giustificare le regole spesso dure della dittatura, e a propagandare nei cittadini la visione che il capo opera come un governante giusto e buono. In aggiunta, i culti della personalità spesso sorgono dallo sforzo di reprimere l'opposizione interna a una élite dominante.

Il culto della personalità può collassare molto rapidamente dopo l'estromissione o la morte del capo. In alcuni casi, il capo precedentemente soggetto al culto della personalità venne diffamato dopo la sua morte.

Estrapolazione da Wikipedia

Monday, January 14 2013

La politica e la moglie di Cesare

Tempo di elezioni, tempo di liste. Guerra a colpi bassi. Urgenza di vincere a tutti i costi (imbarcando discussi personaggi che hanno potere e quindi voti), che cozza contro enunciazioni di principio (liste pulite) declamate senza convinzione. E pur di far passare scandalose e inquietanti presenze si arzigogolano fantasiose costruzioni giuridiche: chi non è condannato in via definitiva è innocente, non si possono negare i diritti civili a chi non è condannato alla fine dei tre gradi di giudizio, la democrazia non può essere ostaggio della magistratura, ecc. Tutti gli argomenti sono buoni per giustificare l’assalto al potere a qualunque grado della vita politica.

Nel corso degli anni e del rosario infinito di crimini si è andata affermando la teoria che i tre gradi di giudizio siano necessari complessivamente prima di stabilire se una persona è innocente o colpevole. Non essendo tecnici della materia ci esimiamo dall’azzardare valutazioni in proposito anche se empiricamente siamo convinti che il verdetto in prima istanza sia già rilevante. Soprattutto per quanto riguarda la politica. Infatti siamo altrettanto convinti che per la delicatezza del ruolo dell’eletto, per il rapporto di fiducia che deve essere tra eletto ed elettore, per prevenire ogni tentativo di condizionamento o di ricatto del rappresentante del popolo, insomma per la salvaguardia della sicurezza nazionale non ci deve essere ombra alcuna su chi aspira ad amministrare o a governare. E’ una cosa talmente ovvia che abbiamo finito per sottovalutarla.

Giova ricordare che Cesare, chiamato invano a testimoniare contro Publio Clodio reo di essersi introdotto in casa sua, al giudice che gli chiedeva allora perché mai avesse ripudiato la moglie rispose: “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".

Sunday, November 6 2011

Numeri e autorevolezza

Isolato politicamente e personalmente sul piano internazionale (da Obama che probabilmente non gli ha mai perdonato la battuta sull'abbronzatura agli europei che gli ridono in faccia) e sul piano interno, dove, oltre ai soliti comunisti e alla magistratura di sinistra, gli sono contro le parti sociali, il mondo della cultura e delle arti, la Chiesa e tutti coloro che stanno avvertendo sulla propria pelle le conseguenze della crisi e della mancanza di una guida credibile, il Presidente del Consiglio continua a dire di avere i numeri in Parlamento.

Le sue alchimie non possono restituirgli credibilità e autorevolezza e sarebbe il momento di prendere atto della situazione e togliere il disturbo.

Ma chi si crede l'uomo della Provvidenza ha difficoltà a capire che è di troppo.

Tuesday, June 14 2011

I servi si preparano a "emanciparsi"

Ezio Mauro si chiede su Repubblica.it (14 giugno 2011) se “ci voleva molto”, se “bisognava aspettare l’Economist” per “diagnosticare la malattia di questa destra, la sua anomalia”. “L’Italia della cultura – aggiunge – dei giornali, dell’estabishement, si è rifiutata di vedere e di capire”.

In realtà questo cancro (questo sì) della democrazia ha potuto svilupparsi, crescere e invadere tutto l’organismo della nazione per virulenza intrinseca ma anche e soprattutto per condizioni favorevoli dovute a sottovalutazione del male, ad acquiescenza, a conformismo, a interessi personali.

Quella Costituzione da tanti vituperata ha retto, tutto sommato, all’impatto garantendo le contromisure della salvezza. Ciò che non è stato all’altezza è stata proprio la “cultura”, apparsa non in grado di creare gli anticorpi necessari. Dobbiamo quindi ricrederci, ma non ce n’era bisogno, su questo aspetto. La cultura in sé, se non è accompagnata da coerenza personale, da dirittura morale, da consapevolezza etica, non basta a preservare la patria perché l’uomo segue innanzitutto le proprie pulsioni e i propri interessi.

State sicuri. Tutti quelli che hanno appoggiato, incoraggiato, osannato il capo, quelli che hanno introdotto presso di noi il “culto della personalità” (altro che comunisti!), quelli che per anni sono stati felici di raccogliere le briciole ai piedi della mensa del signore, e qualche volta anche le pedate, saranno i primi ad abbandonare il carro perdente, a crearsi una nuova verginità, ad atteggiarsi come i veri, inflessibili oppositori del male (sarebbe il caso di prenderne nota, prima che il tempo faccia dimenticare la loro servitù). Le avvisaglie già si vedono da un bel po’. Quelli che, invece, lo hanno veramente combattuto faranno la figura dei complici. E’ un dejà vu.

Saturday, June 11 2011

Un'enorme confusione a Pignataro M.

A Pignataro infuria la polemica politica (?) tra i vincitori e i vinti delle ultime elezioni amministrative, focalizzandosi sull’eterno oggetto del contendere rappresentato dalla Patrimonio s.r.l. Chi ha governato negli ultimi cinque anni oggi si trova a fare opposizione e contesta agli ex-contestatori di ieri l’intenzione di mettere mano a un riordino da lungo tempo richiesto e predicato.

E poiché ogni mondo è paese, e Pignataro non fa eccezione, ovviamente, la polemica travalica la corretta dialettica tra forze politiche, tra maggioranza e minoranza e trascende a guerra personale, furiosa, cieca, oseremmo dire all’ultimo sangue. E quando i fendenti, costruiti spesso su ipotesi che nel clangore della lotta diventano reali, cominciano a vorticare dall’una e dall’altra parte, si alzano le grida e gli schiamazzi, magari gli insulti e le calunnie, e si dissolvono i dati del problema. Il risultato è una confusione generale, anche artatamente creata, per confondere ancora di più i cittadini e carpirne la buonafede.

A chi si interessa da lontano alle vicende della cittadina calena, ma forse anche a buona parte dei pignataresi residenti, risulta difficile seguire ragionamenti che prescindono da fatti inconfutabili, da rilievi incontestati, piuttosto che da accuse non provate. Forse è tempo di agitarsi un po’ di meno e riflettere un po’ di più.

Saturday, April 2 2011

In Siria no

Le rivolte nel mondo arabo non si fermano. Dopo aver spazzato i regimi egiziano e tunisino e aver innescato una guerra civile in Libia, lo tsunami politico investe i paesi del Medioriente,in particolare la Siria. Anche lì si spara sui dimostranti. L'Occidente democratico interverrà anche in quel paese e in altri per instaurare o restaurare la democrazia? Certo che no. I rischi sarebbero altissimi, molto di più di quelli che si corrono in Libia. Ciò dimostra che la via delle armi non è praticabile, almeno non sempre.

Wednesday, March 16 2011

Ipocrisia 2

Abbiamo “esportato”, non richiesti, la democrazia in Irak e in Afganistan, con le conseguenze che tutti sappiamo, migliaia di morti, distruzioni massicce, danni drammatici all’ambiente, ferite profonde alle relazioni col mondo musulmano, spinte al terrorismo, ecc.

Adesso che un popolo, quello libico, reclama la libertà e la democrazia e chiede aiuto all’Occidente contro un dittatore che, pur di mantenersi al potere, non esita a bombardare la sua gente, quello stesso Occidente tentenna, diviso, alle prese con calcoli meschini, e in definitiva favorendo il dittatore. Con la conseguenza di inimicarsi sia lui che gli insorti.

E ancora una volta l’Europa si dimostra un gigante d’argilla, senza una politica estera e incapace di prendere delle decisioni.

Ma non è detto che il mancato intervento di oggi servirà ad evitare una guerra domani.

Friday, February 25 2011

Egoismi in scale diverse

La rivolta del popolo libico contro il dittatore prosegue nel sangue mentre da più parti si teme una 'invasione' di profughi. Il ministro la Russa ha chiesto che l'Europa "dia sostegno a chi sta in prima linea come l'Italia" per quanto riguarda il problema dei profughi nordafricani, secondo quanto riportato da Repubblica.it del 25.2.11, che a sua volta citava un’intervista di Skytg24.



Una dichiarazione condivisibile. Il ministro della Difesa avrebbe aggiunto che l'Italia "deve insistere" e "denunciare gli egoismi dei paesi del Nord Europa che hanno sposato la teoria del 'ognuno se la cavi per i fatti suoi”.

E qui fa un po’ specie, visto che egli è esponente di un governo che ha fatto dell’egoismo la propria carta di identità, di cui fa parte un partito, la Lega, che ogni giorno, con atti e parole, dice ai meridionali “Arrangiatevi

Thursday, January 27 2011

I soldi del Nord

I soldi, i soldi, i soldi. I soldi sono del Nord, le virtù sono del Nord, così come la dedizione al lavoro, una vera religione, lo spirito di impresa, l'ordine, ecc.

Il Nord è lo Stato, o meglio, lo Stato è il Nord. Il Sud è inedia, vivere a scrocco, sporcizia, rifiuti, odio per il lavoro, assistenzialismo e così via pregiudicando.

Per le strutture e le infrastrutture del Sud, per le pensioni, per la scuola e gli ospedali ci pensa il Nord, solo e sempre il Nord. Il Nord produce ricchezza, il Sud scialacqua. "Hanno lasciato andare tutto in malora perché pensavano che tanto poi il Nord gli avrebbe mandato i soldi. È stato un modo per spillarci soldi" (Bossi, citato da Il Corriere della sera on line del 26.1.11).

E' il Nord che si sacrifica per il Sud, il Sud è la palla al piede del Nord, se il Nord potesse se ne libererebbe senza meno, anzi ci sta pensando, il suo federalismo tende a questo, a liberarsi della zavorra del Sud.

Egoismo, chiusura, cura del proprio orticello, stando attenti a che nessun seme vada nel terreno altrui. Ah! se potessero liberarsi del Sud. Ma si, anche del Centro, sarebbe una gran cosa fare un bello stato padano, ancor meglio un nuovo Lombardo-Veneto.

Ma se proprio vogliamo dirla tutta, il massimo sarebbe circoscriverlo a pochi centri del Veneto, chiudersi entro mura altissime, starsene al sicuro tra i propi soldi, morire tra i propri soldi. E' un vero peccato non poter contare su confini naturali.

Ma bastano quelli mentali, quelli sono proprio invalicabili.