Natale, festa principale della cristianità e riempimento di bocca di tanti che a parole si rifanno alla sua simbologia e al suo significato ma alla prova dei fatti dimostrano di che materiale è fatto il loro cuore.
E’ Natale, ma non è un bel Natale per la Repubblica italiana, il cui parlamento (la minuscola non è casuale) ha abdicato al proprio dovere di legiferare in ordine a una prova di civiltà, di solidarietà e anche di interesse nazionale.
In discussione c’era la legge di concessione della cittadinanza a figli di stranieri regolari nati in Italia, lo “jus soli”, espressione latina che sta a indicare il diritto di essere considerato cittadino del luogo in cui si è nati.
C’erano i favorevoli, c’erano i contrari strumentali e ideologici (“per non favorire i clandestini”, ha detto un tale, parlamentare) e ci sono stati quelli che hanno fatto mancare il numero legale nell’aula del Senato.
Ieri non ha perso chi era favorevole alla cittadinanza per 800mila italiani di fatto, ha perso l’Italia, “faro di civiltà”, “esempio di tolleranza e solidarietà”, che in questo modo ha detto a quei bambini e ragazzi: siete nati qui, parlate la nostra lingua e i nostri dialetti, studiate nella nostra scuola, aspirate a contribuire al progresso di questo Paese in tutti i campi, siete figli di persone regolarmente autorizzate a stare da noi ma continuate ad essere altro da noi, non siete graditi e per voi c’è solo l’emarginazione e la povertà.
PS: lo “Jus soli” e lo “Jus sanguinis” esistono in Danimarca, Germania, Grecia, Francia (fin dal 1515), Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Portogallo, Svezia e, in misura più restrittiva, in Austria, Olanda e Svizzera.