ZIBALDONE, blog di Franco Tessitore

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Tag - calcio

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Sunday, August 23 2020

Medaglie del disonore

Da quando si organizzano gare ci sono vincitori e vinti (banale). Nell’antichità i vinti spesso perdevano anche la vita. Nei tempi moderni agli sconfitti si concede il cosiddetto onore delle armi ed essi si inchinano ai vincitori (rare volte) riconoscendone il valore. Agli sconfitti viene attribuito il giusto plauso da parte dei vincitori (vedi il rugby) e le medaglie d’argento o di bronzo egualmente meritate e sudate.

Chi arriva secondo accetta il verdetto del campo e nello stesso tempo è orgoglioso di essere giunto a un passo dalla vittoria.

Purtroppo, da qualche tempo, nel gioco del calcio si va diffondendo l’atteggiamento antisportivo dei secondi che si levano dal collo la medaglia appena ricevuta come se fosse un segno di vergogna e di disonore. Ma se è questo il sentimento che li anima perché partecipare alla cerimonia?

L’ultimo spettacolo, in ordine di tempo, lo ha offerto l’Inter battuta meritatamente dal Siviglia nella finale di Europa League. Allenatore e giocatori che si liberavano della medaglia ancor prima di scendere dal palco, con l’aria schifata di chi pensa di aver subito un furto. Pazienza per i giocatori (spesso giovanotti ingenui facilmente suggestionabili), inaccettabile da parte di chi li guida e dovrebbe dare il buon esempio.

Friday, June 27 2014

Ciro Esposito: un’altra morte inutile?

La morte del tifoso Ciro Esposito ha segnato un’altra tappa sulla strada della inciviltà sportiva, strada lastricata di lutti ricorrenti.

Si è detto e scritto in questi giorni che gli episodi di violenza devono far riflettere i responsabili del pianeta calcio. Un proposito, un imperativo, una necessità ripetuti ogni volta che si verifica un fatto drammatico dentro o fuori un campo di gioco. Tali eventi non hanno insegnato nulla fino ad oggi.

La morte di Ciro, come quella di tanti altri prima di lui, che da oggi cessa di essere un fatto pubblico (nel senso che non alimenta più le prime pagine) e rientra nell’ambito privato, rischia di essere presto dimenticata e di risultare inutile se dovesse suscitare sentimenti di vendetta o di pseudo giustizia. Viceversa (e la famiglia ha dato un segnale importante) essa si carica di significato se diventa il punto di partenza di una effettiva inversione di rotta, di un cambio di mentalità. Allora perché non farne occasione di riappacificazione tra due tifoserie e due città così vicine e così simili per affetto e attaccamento ai propri colori, per entusiasmo e folclore? Perché non dirsi noi e voi, ma anche gli altri, abbiamo i nostri morti (penso ad Antonio De Falchi, Giuseppe Plaitano, Vincenzo Paparelli, Stefano Furlan, Marco Fonghessi, Celestino Colombi, Vincenzo Spagnolo, Fabio Di Maio, Antonino Currò, Sergio Ercolano, Ermanno Licursi, Filippo Raciti, Gabriele Sandri, Matteo Bagnaresi ) e i nostri feriti a causa di una malintesa passione sportiva, da oggi in poi ci impegniamo ad onorarli con un gemellaggio, che sia l’inizio di un gemellaggio più generale fra tutte le tifoserie e fra tutti i colori?

Ecco, mi piacerebbe che qualcuno dei sostenitori delle due squadre oggi coinvolte esprimesse questo concetto e facesse questo appello. Sarebbe già una grande vittoria sulla morte.

Friday, April 20 2012

Calcio: dopo la sospensione riprendono le gare. Come se niente fosse

La morte sul campo del calciatore Morosini ha indotto la Lega a sospendere per una giornata le gare in programma. Il funerale dello sfortunato atleta è stato celebrato con grande concorso di tifosi. I mezzi di informazione si sono occupati per giorni della vicenda e gli inquirenti hanno aperto fascicoli per accertare eventuali responsabilità.

Da questo week end ricominciano le ostilità sportive e la scomparsa del giocatore si trasforma in un evento privato. Ma i problemi restano. Le misure di sicurezza, la prevenzione, i controlli non saranno messi in discussione e tutto continuerà come prima. Ma la discussione sulla presenza o meno di defibrillatori e di medici a bordo campo, su ambulanze pronte a partire, magari eliambulanze, rimane circoscritta ai massimi campionati, che sono quelli che calamitano l’attenzione dei supporter e dei media.

E invece le gare che ogni settimana vengono disputate sui cosiddetti campi di periferia sono migliaia e decine di migliaia sono gli ‘atleti’ che vi prendono parte. Su quei campi è difficile trovare misure di sicurezza idonee e strumenti di pronto soccorso, non parliamo di personale specializzato. Assistiamo talvolta a capocciate terrificanti con giocatori che restano a terra tramortiti e non si sa come soccorrerli. Con lentezza biblica, segno di cosciente inadeguatezza, arriva finalmente una bottiglietta d’acqua recata da un cosiddetto ‘massaggiatore’ fidando in misteriose virtù taumaturgiche. A volte deve essere chiamata un’ambulanza che, con tutta la buona volontà degli addetti, arriva con notevole ritardo rispetto al rischio corso dagli atleti.

Tutto è affidato alla buona sorte, al ‘destino’ che ogni tanto si prende qualche libertà. Che fare? Sui campi polverosi c’è poco da stare allegri, per quanto si possa discutere la situazione non migliorerà granché. L’unica soluzione sarebbe quella di fermare tutto, ma temiamo che non sia una soluzione praticabile.

Avanziamo due modeste proposte, che non servono a risolvere il problema ma possono aiutare a contenere gli incidenti pericolosi. Una è di carattere sportivo, sanzionare pesantemente, con espulsione , il giocatore reo di utilizzare i gomiti per liberarsi dell’avversario, una pratica che sta diventando sempre più generalizzata e cruenta. In secondo luogo imporre l’uso di un casco protettivo per tutti gli atleti, almeno a livello non professionistico. Se ci si rompe una gamba si risolve ma se ci si rompe la testa sono guai seri.

Il resto, come la presenza di un medico durante le partite è solo teoricamente realizzabile. Salvo smentita.