ZIBALDONE, blog di Franco Tessitore

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Sunday, February 12 2017

Sanremo, festival della canzone italiana?

Faccio parte di quella metà della teleutenza che non ha guardato il festival di Sanremo. Non è un vanto, anzi mi dispiace di non essere al passo coi tempi, di non partecipare a questo evento nazionale che rinnova i propri fasti ogni anno, calamita l’attesa e l’attenzione di tanta parte della popolazione, innesca e stimola dibattiti a non finire, è una grande passerella per protagonisti, presentatori, dirigenti, bel mondo, fa circolare tanti soldi, ecc. ecc.
Per non aver partecipato a questo tour de force (in verità è una assenza che si protrae da lungo tempo, da quando le canzoni erano costruite in strofe intervallate da ritornelli, la preistoria) sto seguendo con particolare interesse qualche trasmissione dedicata all’argomento. In questo post-Sanremo ce ne saranno molte a tutte le ore. Lo scopo è quello di sapere qualcosa sulle canzoni, sul livello dei testi e delle musiche. Uno può dire ”se questo ti interessava non potevi seguire la kermesse?”. Sarebbe stato inutile, non riesco a percepire le parole in tanto fracasso e in tanto agitarsi.
Dicevamo le canzoni? Certo, non continuano a chiamarlo Festival della Canzone italiana?
Forse sono disattento ma vedo che questo non interessa a nessuno dei commentatori e partecipanti ai furiosi dibattiti quotidiani. Non si parla che del look di cantanti e ospiti, dello style delle loro mise, del precario equilibrio della De Filippi, dei baci ricevuti (meritatamente) dalla stessa.
Delle canzoni nessuno parla. Una volta intervistavano qualche esperto che ci diceva la propria, anche fuori dal coro. Oggi niet. L’oggetto vero (tale dovrebbe essere) della manifestazione è del tutto relegato in secondo piano. Così va la cosa, l’importante è il 50% e oltre dello share (12 milioni di telespettatori fa più effetto!), gli introiti pubblicitari, ecc. ecc. Per il carrozzone successo pieno anche quest’anno!
Per curiosità mi sono procurato (internet, che grande cosa!) il testo della canzone prima classificata che si intitola Occidentali’s Karma (ma guarda!). Ne trascrivo qualche verso, per quelli come me che non ci capiscono nulla:

''Essere o dover essere
Il dubbio amletico
Contemporaneo come l’uomo del neolitico
Nella tua gabbia 2x3 mettiti comodo.
Intellettuali nei caffè
Internettologi
Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi.
L’intelligenza è démodé
Risposte facili
Dilemmi inutili.
AAA cercasi (cerca sì)
Storie dal gran finale
Sperasi (spera sì)
Comunque vada panta rei
And singing in the rain.
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.''

P.S. Chiedo venia per l’uso (voluto) dei termini stranieri.

Thursday, March 24 2016

Giustizia per i morti di Srebrenica, Sarajevo e altre città


Le tante atrocità di questi giorni sembrano oscurare altre notizie come quella della condanna di Radovan Karadzic, l’ex boia di Srebrenica, a 40 anni di carcere per genocidio.

L’esito del processo, a lui ed altri complici, non restituisce la vita alle migliaia di civili trucidati ma almeno rende parziale giustizia a quanti, uomini, donne vecchi e bambini, furono oggetto di pulizia etnica significando che nessuno può macchiarsi di crimini tanto gravi pensando di farla franca.

In un giorno di Pasqua del tempo di guerra, era il 1993, la TV trasmetteva immagini orrende provenienti dalla Bosnia. Scrissi una modesta poesia che vi propongo di seguito:

Il cannone terribile
Squarcia le antiche case
Di Sarajevo
E celebra
Il martirio di un anno
E di cento città

E’ guerra al di là del mare
Ma non par vero
Se non fosse
Per quel sangue
Per quei morti mutilati
Per quelle mani tese
A un mondo che non capisce
I composti lamenti
Da terre così vicine
Da terre così lontane.

Avevamo appreso dai libri
Il tempo dell’odio.
Chi avrebbe pensato
Che ancora Sarajevo
Anelasse
Al triste registro della storia
Che ancora Srebrenica
Aspirasse
Al supplizio
E la barbarie non fosse
Da noi mai partita!

La carovana affamata ferisce
La nostra Pasqua nutrita.
Dovremo ancora aspettare
Mille Sarajevo, Goradze, Cerska
Prima di guardare oltre il mare
Prima di guardare dentro noi?
C’è tempo per domandare
Come è potuto accadere.

Monday, September 7 2015

"Ho detto tutto"

Mi è venuta casualmente tra le mani una copia de Il Giornale del 6 settembre 2015. Vincendo una certa avversione ne ho sfogliato le prime pagine. Già la dichiarazione sotto la testata “40 anni contro il coro” è stata una fulminazione. Mi son detto vuoi vedere che il giornale di famiglia si è sempre distinto dagli organi e dalla platea osannanti il capo perfetto, invincibile, ricco, predestinato alla guida dei destini d'Italia criticando, analizzando, giudicando, attaccando ed io non me ne sono accorto? La cosa mi ha preoccupato.

Poi ho letto qualche titolo: “Merkel spalanca le porte d'Europa”, “Non abbiamo senso dello Stato quindi nemmeno dei confini”, “Basta socialismo previdenziale: privatizziamo il sistema pensioni”, “Passione senza tornaconti: le idee dei giovani azzurri per la politica del futuro” e infine un dossier del prof. Brunetta “L'Italia si è svenduta a Berlino”. Non ce l'ho fatta più ad andare avanti.

Sunday, August 16 2015

Lo sport parla chiaro: il Sud arranca

In questi giorni lo Svimez ci ha presentato un Sud che negli ultimi anni è cresciuto metà della Grecia. Si sono persi seicentomila posti di lavoro, il tasso di natalità non è stato mai così basso, il reddito pro-capite è meno della metà di quello del Nord.

Poiché è tempo di inizio della stagione sportiva, diamo un'occhiata ai prossimi campionati e notiamo che anche qui il divario Nord-Sud è ben evidente. Per quanto riguarda la Serie A di calcio, su venti squadre, 13 sono del Nord (65%), 5 del Centro (25%) e appena due (Napoli e Palermo), del Sud (10%). Non cambia il quadro negli altri sport. Nel Basket le squadre settentrionali sono il doppio delle meridionali (10 a 5 e solo una del Centro). Nella superlega femminile di Volley ci sono 10 squadre del Nord, 2 del Centro e nessuna del Sud. Nella superlega di Volley maschile la situazione cambia poco (8, 3, 1). Nel Rugby, sport meno diffuso sul territorio, abbiamo nel Trofeo di Eccellenza quattro squadre del Nord e due del Centro.

Insomma il quadro generale dello sport riflette molto chiaramente la situazione socio-economica del Paese.

Thursday, January 8 2015

Siamo tutti Charlie

La strage nel giornale satirico francese Charlie Hebdo non ha ancora una soluzione ma una cosa è chiara. Sia che si tratti di un attentato perpetrato da elementi esterni oppure autoctoni essa è “contro la nostra libertà”, come ha dichiarato il presidente Hollande, contro la nostra civiltà, le nostre idee, il nostro modo di essere, la nostra democrazia. E’ l’attacco dell’oscurantismo che vorrebbe far ripiombare il mondo nelle nebbie della storia.

Se si tratta dei prodromi della III guerra mondiale, come dicono alcuni, ebbene questo attentato è la Pearl Harbour dell’Europa. Esso suona come avvertimento a cui si deve rispondere con l’unità e la determinazione necessarie a vincere.

La reazione che si è avuta spontaneamente in tante città sta a testimoniare che questo attacco al cuore del nostro continente, nella città simbolo della nostra civiltà, è percepito contro tutti noi. Per la prima volta gli europei si sentono tutti coinvolti.

Siamo tutti Charlie.

Friday, June 27 2014

Ciro Esposito: un’altra morte inutile?

La morte del tifoso Ciro Esposito ha segnato un’altra tappa sulla strada della inciviltà sportiva, strada lastricata di lutti ricorrenti.

Si è detto e scritto in questi giorni che gli episodi di violenza devono far riflettere i responsabili del pianeta calcio. Un proposito, un imperativo, una necessità ripetuti ogni volta che si verifica un fatto drammatico dentro o fuori un campo di gioco. Tali eventi non hanno insegnato nulla fino ad oggi.

La morte di Ciro, come quella di tanti altri prima di lui, che da oggi cessa di essere un fatto pubblico (nel senso che non alimenta più le prime pagine) e rientra nell’ambito privato, rischia di essere presto dimenticata e di risultare inutile se dovesse suscitare sentimenti di vendetta o di pseudo giustizia. Viceversa (e la famiglia ha dato un segnale importante) essa si carica di significato se diventa il punto di partenza di una effettiva inversione di rotta, di un cambio di mentalità. Allora perché non farne occasione di riappacificazione tra due tifoserie e due città così vicine e così simili per affetto e attaccamento ai propri colori, per entusiasmo e folclore? Perché non dirsi noi e voi, ma anche gli altri, abbiamo i nostri morti (penso ad Antonio De Falchi, Giuseppe Plaitano, Vincenzo Paparelli, Stefano Furlan, Marco Fonghessi, Celestino Colombi, Vincenzo Spagnolo, Fabio Di Maio, Antonino Currò, Sergio Ercolano, Ermanno Licursi, Filippo Raciti, Gabriele Sandri, Matteo Bagnaresi ) e i nostri feriti a causa di una malintesa passione sportiva, da oggi in poi ci impegniamo ad onorarli con un gemellaggio, che sia l’inizio di un gemellaggio più generale fra tutte le tifoserie e fra tutti i colori?

Ecco, mi piacerebbe che qualcuno dei sostenitori delle due squadre oggi coinvolte esprimesse questo concetto e facesse questo appello. Sarebbe già una grande vittoria sulla morte.

Friday, April 20 2012

Calcio: dopo la sospensione riprendono le gare. Come se niente fosse

La morte sul campo del calciatore Morosini ha indotto la Lega a sospendere per una giornata le gare in programma. Il funerale dello sfortunato atleta è stato celebrato con grande concorso di tifosi. I mezzi di informazione si sono occupati per giorni della vicenda e gli inquirenti hanno aperto fascicoli per accertare eventuali responsabilità.

Da questo week end ricominciano le ostilità sportive e la scomparsa del giocatore si trasforma in un evento privato. Ma i problemi restano. Le misure di sicurezza, la prevenzione, i controlli non saranno messi in discussione e tutto continuerà come prima. Ma la discussione sulla presenza o meno di defibrillatori e di medici a bordo campo, su ambulanze pronte a partire, magari eliambulanze, rimane circoscritta ai massimi campionati, che sono quelli che calamitano l’attenzione dei supporter e dei media.

E invece le gare che ogni settimana vengono disputate sui cosiddetti campi di periferia sono migliaia e decine di migliaia sono gli ‘atleti’ che vi prendono parte. Su quei campi è difficile trovare misure di sicurezza idonee e strumenti di pronto soccorso, non parliamo di personale specializzato. Assistiamo talvolta a capocciate terrificanti con giocatori che restano a terra tramortiti e non si sa come soccorrerli. Con lentezza biblica, segno di cosciente inadeguatezza, arriva finalmente una bottiglietta d’acqua recata da un cosiddetto ‘massaggiatore’ fidando in misteriose virtù taumaturgiche. A volte deve essere chiamata un’ambulanza che, con tutta la buona volontà degli addetti, arriva con notevole ritardo rispetto al rischio corso dagli atleti.

Tutto è affidato alla buona sorte, al ‘destino’ che ogni tanto si prende qualche libertà. Che fare? Sui campi polverosi c’è poco da stare allegri, per quanto si possa discutere la situazione non migliorerà granché. L’unica soluzione sarebbe quella di fermare tutto, ma temiamo che non sia una soluzione praticabile.

Avanziamo due modeste proposte, che non servono a risolvere il problema ma possono aiutare a contenere gli incidenti pericolosi. Una è di carattere sportivo, sanzionare pesantemente, con espulsione , il giocatore reo di utilizzare i gomiti per liberarsi dell’avversario, una pratica che sta diventando sempre più generalizzata e cruenta. In secondo luogo imporre l’uso di un casco protettivo per tutti gli atleti, almeno a livello non professionistico. Se ci si rompe una gamba si risolve ma se ci si rompe la testa sono guai seri.

Il resto, come la presenza di un medico durante le partite è solo teoricamente realizzabile. Salvo smentita.

Monday, January 31 2011

Carla e Carlà

Sui giornali, almeno alcuni e tra i più importanti, si è diffuso il vezzo (?) di scrivere Carlà invece di Carla quando si parla della moglie del presidente Sarkozy. La pronuncia alla francese al posto della grafia esatta del nome.

Non è accaduto per Platini e tanti altri personaggi di origine italiana vissuti in Francia, accade invece per Carlà, insistendo imperterriti nell'errore, storpiando un nome proprio come se, lasciandolo così com'è, fosse meno bello, meno esotico.

In questo cogliamo anche un aspetto civettuolo e autoreferenziale dei giornalisti che ci vogliono far sapere che loro, il francese lo sanno, oh come lo sanno!

Tuesday, January 25 2011

Al Sud traffico scorrevole

Chiunque segua con una certa assiduità le notizie sul traffico (e sugli incidenti) diffuse h24 dalla RAI lo sa. Raramente, ma molto raramente, esse riguardano il territorio a sud di Napoli, non parliamo poi delle isole. Forse al Sud non si viaggia, si è ancora all'epoca del carretto, chissà. A proposito dell'unità d'Italia.