Tempo di elezioni, tempo di liste. Guerra a colpi bassi. Urgenza di vincere a tutti i costi (imbarcando discussi personaggi che hanno potere e quindi voti), che cozza contro enunciazioni di principio (liste pulite) declamate senza convinzione. E pur di far passare scandalose e inquietanti presenze si arzigogolano fantasiose costruzioni giuridiche: chi non è condannato in via definitiva è innocente, non si possono negare i diritti civili a chi non è condannato alla fine dei tre gradi di giudizio, la democrazia non può essere ostaggio della magistratura, ecc. Tutti gli argomenti sono buoni per giustificare l’assalto al potere a qualunque grado della vita politica.

Nel corso degli anni e del rosario infinito di crimini si è andata affermando la teoria che i tre gradi di giudizio siano necessari complessivamente prima di stabilire se una persona è innocente o colpevole. Non essendo tecnici della materia ci esimiamo dall’azzardare valutazioni in proposito anche se empiricamente siamo convinti che il verdetto in prima istanza sia già rilevante. Soprattutto per quanto riguarda la politica. Infatti siamo altrettanto convinti che per la delicatezza del ruolo dell’eletto, per il rapporto di fiducia che deve essere tra eletto ed elettore, per prevenire ogni tentativo di condizionamento o di ricatto del rappresentante del popolo, insomma per la salvaguardia della sicurezza nazionale non ci deve essere ombra alcuna su chi aspira ad amministrare o a governare. E’ una cosa talmente ovvia che abbiamo finito per sottovalutarla.

Giova ricordare che Cesare, chiamato invano a testimoniare contro Publio Clodio reo di essersi introdotto in casa sua, al giudice che gli chiedeva allora perché mai avesse ripudiato la moglie rispose: “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".