ZIBALDONE, blog di Franco Tessitore

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Sunday, August 23 2020

Medaglie del disonore

Da quando si organizzano gare ci sono vincitori e vinti (banale). Nell’antichità i vinti spesso perdevano anche la vita. Nei tempi moderni agli sconfitti si concede il cosiddetto onore delle armi ed essi si inchinano ai vincitori (rare volte) riconoscendone il valore. Agli sconfitti viene attribuito il giusto plauso da parte dei vincitori (vedi il rugby) e le medaglie d’argento o di bronzo egualmente meritate e sudate.

Chi arriva secondo accetta il verdetto del campo e nello stesso tempo è orgoglioso di essere giunto a un passo dalla vittoria.

Purtroppo, da qualche tempo, nel gioco del calcio si va diffondendo l’atteggiamento antisportivo dei secondi che si levano dal collo la medaglia appena ricevuta come se fosse un segno di vergogna e di disonore. Ma se è questo il sentimento che li anima perché partecipare alla cerimonia?

L’ultimo spettacolo, in ordine di tempo, lo ha offerto l’Inter battuta meritatamente dal Siviglia nella finale di Europa League. Allenatore e giocatori che si liberavano della medaglia ancor prima di scendere dal palco, con l’aria schifata di chi pensa di aver subito un furto. Pazienza per i giocatori (spesso giovanotti ingenui facilmente suggestionabili), inaccettabile da parte di chi li guida e dovrebbe dare il buon esempio.

Tuesday, May 26 2020

J.-L. Dabadie, che altro doveva fare per attrarre l’attenzione?

Giornalista e romanziere, autore di sketches e di canzoni, sceneggiatore e traduttore, JeanLoup Dabadie è morto domenica 24 maggio 2020.

Due romanzi (Les yeux secs, a 19 anni, e Les dieux du foyer, a 20) lo lanciarono nell’agone letterario francese, poi la sua carriera si è svolta tra radio, televisione, cinema, teatro e canzoni. Ha firmato commedie e sceneggiature per i registi e gli attori più in voga (Jean-Christophe Averty, Guy Bedos, Sophie Daumier, François Truffaut, Claude Sautet, Yves Robert) ed è stato un paroliere prolifico. Le sue innumerevoli canzoni sono state cantate dagli chansonniers più famosi (Michel Polnareff, Mireille Mathieu, Claude François, Dalida, Juliette Gréco, Marie Laforêt, Barbara, Petula Clark, Yves Montand, Johnny Hallyday, Sylvie Vartan, Riccardo Cocciante, Michel Piccoli, Henri Salvador (nomi conosciutissimi anche in Italia) e tanti altri..). Ha ricevuto tre decorazioni, numerosi premi (uno anche in Italia) ed è stato eletto, caso unico tra gli artisti, all’Académie Française.

In Francia la notizia della sua morte ha suscitato, ovviamente, vasta eco. In Italia è passata quasi inosservata. Tra i giornali on line più importanti solo Il Mattino, Il Gazzettino e Il Messaggero ne hanno parlato.

(http://www.grazzaniseonline.eu/IMG/pdf/Dabadie.pdf)

Wednesday, May 15 2019

Europa: un voto per migliorarla

Dal 23 al 26 maggio 2019 i cittadini europei saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento dell’Unione. E’ un appuntamento cruciale perché mai come adesso le istituzioni comunitarie, l’idea stessa di Europa come casa comune, sono minacciate da un riflusso ideologico che vuol fare arretrare il nostro continente di 70 anni e ricacciarlo nel nazionalismo che tanti guai ha causato in passato. Si vuol far passare l’idea che essere sovrani in casa propria significhi maggiore benessere, maggiore sicurezza interna ed esterna. In un mondo dominato da potenze continentali che possono fare i singoli stati nazionali? Si dice che l’Europa non funziona e non pensa ai cittadini. Per questo vogliamo abbatterla, insieme a tutti i suoi lati positivi? Forse che vogliamo abbattere lo stato nazionale quando il suo governo è inadeguato? Da un lato si scarica sull’Europa la colpa di ogni problema, dall’altro si agisce per non darle gli strumenti idonei a scongiurare quei problemi. Il voto è lo strumento del cambiamento e bisogna usarlo per migliorare e non per peggiorare, per costruire e non per distruggere quel poco o quel molto che in tanti anni è stato fatto.

A volte, con troppa superficialità, dimentichiamo i vantaggi dell’Unione, i cambiamenti positivi che essa ha portato nella vita di ogni giorno, dalla facilità di spostamento per merci e cittadini alla moneta unica, dall’armonizzazione delle varie politiche agli aiuti alle regioni più svantaggiate, dalla difesa contro le multinazionali alla lotta contro i cartelli, dalla difesa dei consumatori al taglio dei prezzi dei medicinali, dall’azione per garantire acqua e aria più pulite all’assicurazione sanitaria in ogni parte dell’Unione, dalla ricerca scientifica ai progetti comuni per lo spazio, alla promozione delle culture, ai progetti per i giovani, all’armonizzazione della politica estera, alla sicurezza degli acquisti on line e, infine, al più lungo periodo di pace di cui ha goduto questa parte di mondo, che non è una cosa senza importanza. Se pensiamo a tutto questo, allora ci rendiamo conto che vale la pena battersi per l’Europa, per migliorarla, per costruire gli Stati Uniti d’Europa, con un vero e proprio governo europeo, una politica estera e fiscale unica, per far sentire la voce dell’Europa nel consesso internazionale. Battersi cominciando dal voto. L’astensione fa il gioco di quelli che l’Europa la vogliono disgregare, sotto lo sguardo interessato di altre potenze che non aspettano altro.

Sunday, December 24 2017

Negata la cittadinanza al Natale

Natale, festa principale della cristianità e riempimento di bocca di tanti che a parole si rifanno alla sua simbologia e al suo significato ma alla prova dei fatti dimostrano di che materiale è fatto il loro cuore. E’ Natale, ma non è un bel Natale per la Repubblica italiana, il cui parlamento (la minuscola non è casuale) ha abdicato al proprio dovere di legiferare in ordine a una prova di civiltà, di solidarietà e anche di interesse nazionale.

In discussione c’era la legge di concessione della cittadinanza a figli di stranieri regolari nati in Italia, lo “jus soli”, espressione latina che sta a indicare il diritto di essere considerato cittadino del luogo in cui si è nati. C’erano i favorevoli, c’erano i contrari strumentali e ideologici (“per non favorire i clandestini”, ha detto un tale, parlamentare) e ci sono stati quelli che hanno fatto mancare il numero legale nell’aula del Senato.

Ieri non ha perso chi era favorevole alla cittadinanza per 800mila italiani di fatto, ha perso l’Italia, “faro di civiltà”, “esempio di tolleranza e solidarietà”, che in questo modo ha detto a quei bambini e ragazzi: siete nati qui, parlate la nostra lingua e i nostri dialetti, studiate nella nostra scuola, aspirate a contribuire al progresso di questo Paese in tutti i campi, siete figli di persone regolarmente autorizzate a stare da noi ma continuate ad essere altro da noi, non siete graditi e per voi c’è solo l’emarginazione e la povertà.

PS: lo “Jus soli” e lo “Jus sanguinis” esistono in Danimarca, Germania, Grecia, Francia (fin dal 1515), Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Portogallo, Svezia e, in misura più restrittiva, in Austria, Olanda e Svizzera.

Sunday, February 12 2017

Sanremo, festival della canzone italiana?

Faccio parte di quella metà della teleutenza che non ha guardato il festival di Sanremo. Non è un vanto, anzi mi dispiace di non essere al passo coi tempi, di non partecipare a questo evento nazionale che rinnova i propri fasti ogni anno, calamita l’attesa e l’attenzione di tanta parte della popolazione, innesca e stimola dibattiti a non finire, è una grande passerella per protagonisti, presentatori, dirigenti, bel mondo, fa circolare tanti soldi, ecc. ecc.
Per non aver partecipato a questo tour de force (in verità è una assenza che si protrae da lungo tempo, da quando le canzoni erano costruite in strofe intervallate da ritornelli, la preistoria) sto seguendo con particolare interesse qualche trasmissione dedicata all’argomento. In questo post-Sanremo ce ne saranno molte a tutte le ore. Lo scopo è quello di sapere qualcosa sulle canzoni, sul livello dei testi e delle musiche. Uno può dire ”se questo ti interessava non potevi seguire la kermesse?”. Sarebbe stato inutile, non riesco a percepire le parole in tanto fracasso e in tanto agitarsi.
Dicevamo le canzoni? Certo, non continuano a chiamarlo Festival della Canzone italiana?
Forse sono disattento ma vedo che questo non interessa a nessuno dei commentatori e partecipanti ai furiosi dibattiti quotidiani. Non si parla che del look di cantanti e ospiti, dello style delle loro mise, del precario equilibrio della De Filippi, dei baci ricevuti (meritatamente) dalla stessa.
Delle canzoni nessuno parla. Una volta intervistavano qualche esperto che ci diceva la propria, anche fuori dal coro. Oggi niet. L’oggetto vero (tale dovrebbe essere) della manifestazione è del tutto relegato in secondo piano. Così va la cosa, l’importante è il 50% e oltre dello share (12 milioni di telespettatori fa più effetto!), gli introiti pubblicitari, ecc. ecc. Per il carrozzone successo pieno anche quest’anno!
Per curiosità mi sono procurato (internet, che grande cosa!) il testo della canzone prima classificata che si intitola Occidentali’s Karma (ma guarda!). Ne trascrivo qualche verso, per quelli come me che non ci capiscono nulla:

''Essere o dover essere
Il dubbio amletico
Contemporaneo come l’uomo del neolitico
Nella tua gabbia 2x3 mettiti comodo.
Intellettuali nei caffè
Internettologi
Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi.
L’intelligenza è démodé
Risposte facili
Dilemmi inutili.
AAA cercasi (cerca sì)
Storie dal gran finale
Sperasi (spera sì)
Comunque vada panta rei
And singing in the rain.
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.''

P.S. Chiedo venia per l’uso (voluto) dei termini stranieri.

Friday, June 24 2016

Più Europa o affondiamo tutti

Gli inglesi hanno scelto di uscire dall’UE. Pessima notizia per gli europeisti ma, come ha tweettato il presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz, sono anche terminati 40 anni di ambiguità.

Molti fuori dell’inghilterra (la minuscola ci sembra necessaria visto l’isolamento a cui si volge il cosiddetto Regno Unito) plaudono a questo risultato e preconizzano altri referendum, altre uscite e la disintegrazione definitiva di quanto è stato costruito in sessanta anni.

All’Europa vengono imputati tutti i mali, dimenticando o ignorando che il nostro progresso, i risultati raggiunti, anche con le difficoltà attuali, li dobbiamo all’Europa, senza contare il sommo bene: la pace. Questa parte di mondo non ha mai vissuto un così lungo periodo di pace e ciò lo si deve alle istituzioni comunitarie dove tutti gli interessi trovano un luogo di compensazione. Un conto è litigare in famiglia, dove facilmente ci si riappacifica, un conto litigare con estranei arrivando inevitabilmente alle estreme conseguenze.

Certo l’Europa così com’è non va bene ma bisogna impegnarsi a migliorarla non a distruggerla in nome di anacronistici sussulti di sovranità o sotto l’ossessione dei migranti alle frontiere. Per cambiarla ci si deve stare dentro, non fuori.

E piuttosto che chiedere meno Europa bisogna rivendicare con forza più Europa, più poteri al Parlamento Europeo, più poteri alla Commissione. Se siamo a questo punto è perché l’Unione non è completata, non è una entità statuale. Per affrontare i problemi di oggi e soprattutto di domani c’è bisogna di unità, di un vero governo europeo.

Oggi, che è un giorno triste per tutti, quelli che hanno perso ma anche quelli che hanno vinto, bisogna crederci ancora di più. Il sogno europeo non è finito. Altrimenti il nero comincerà a colorarsi di rosso sangue. Che Dio ce la mandi buona!

Monday, June 20 2016

Partecipazioni olimpiche da ripensare

Fanno notizia le squalifiche ed esclusioni dai prossimi giochi Olimpici di Rio causa doping. Questa volta tocca alla Russia.

E fanno notizia, altresì, i ricorsi di singoli atleti, sempre russi, contro tali decisioni che penalizzano, a parer loro, soprattutto chi non c’entra con le magagne. Questi atleti evidenziano un problema reale che non sarà risolto fino a quando non sarà eliminata la partecipazione per Stati (o per Comitati).

Nell’antica Grecia gli atleti gareggiavano a titolo personale, non in nome della propria città. Pensiamo che anche oggi questo sia possibile, aprendo all’iscrizione di qualsiasi atleta a prescindere dalla nazionalità purché non sia condannato per comportamenti illeciti. Ovviamente per evitare di avere un numero abnorme di concorrenti si potrebbe limitare la partecipazione a quelli accreditati di un dato punteggio o tempo o misura, a seconda della specialità. D’altronde c’è già stato, in passato, qualche esempio di partecipante sotto nessuna bandiera se non quella dello sport.

Thursday, March 24 2016

Giustizia per i morti di Srebrenica, Sarajevo e altre città


Le tante atrocità di questi giorni sembrano oscurare altre notizie come quella della condanna di Radovan Karadzic, l’ex boia di Srebrenica, a 40 anni di carcere per genocidio.

L’esito del processo, a lui ed altri complici, non restituisce la vita alle migliaia di civili trucidati ma almeno rende parziale giustizia a quanti, uomini, donne vecchi e bambini, furono oggetto di pulizia etnica significando che nessuno può macchiarsi di crimini tanto gravi pensando di farla franca.

In un giorno di Pasqua del tempo di guerra, era il 1993, la TV trasmetteva immagini orrende provenienti dalla Bosnia. Scrissi una modesta poesia che vi propongo di seguito:

Il cannone terribile
Squarcia le antiche case
Di Sarajevo
E celebra
Il martirio di un anno
E di cento città

E’ guerra al di là del mare
Ma non par vero
Se non fosse
Per quel sangue
Per quei morti mutilati
Per quelle mani tese
A un mondo che non capisce
I composti lamenti
Da terre così vicine
Da terre così lontane.

Avevamo appreso dai libri
Il tempo dell’odio.
Chi avrebbe pensato
Che ancora Sarajevo
Anelasse
Al triste registro della storia
Che ancora Srebrenica
Aspirasse
Al supplizio
E la barbarie non fosse
Da noi mai partita!

La carovana affamata ferisce
La nostra Pasqua nutrita.
Dovremo ancora aspettare
Mille Sarajevo, Goradze, Cerska
Prima di guardare oltre il mare
Prima di guardare dentro noi?
C’è tempo per domandare
Come è potuto accadere.

Tuesday, October 20 2015

Tutti per Sarri

Adesso che arrivano risultati e bel gioco tutti a salire sul carro di Sarri. Sarri è un maestro di calcio, Sarri è l'erede di Sacchi, Sarri è un grande perché ha saputo tornare sui suoi passi, e, addirittura, Sarri ha ascoltato le nostre critiche, ecc. ecc.

Soprattutto quelli che avevano dubitato, che l'avevano giudicato inadeguato per una piazza come Napoli, che avevano visto nel suo ingaggio un ridimensionamento del 'progetto' ora si sprecano senza ritegno in lodi ed elogi e accusano gli altri che avevano detto aspettiamo, diamogli tempo, di aver emesso dei giudizi di cui essi stessi dovrebbero pentirsi.

Giravolte di giornalisti che si distinguono dagli avventori dei bar sport solo perché vengono pagati, che rappresentano bene il nostro carattere nazionale. Io fascista? ma quando mai? Non ho mai votato Berlusconi, l'ho sempre disprezzato, di nuovo ecc. ecc. Mai nessuno che riconosca l'errore, che dica correttamente "scusate, mi sono sbagliato".

Sunday, September 13 2015

L'Italia vince nello sport, perde nell'informazione

Ieri 12 settembre è stata una giornata gloriosa per lo sport italiano. Due atlete azzurre, Flavia Pennetta e Roberta Vinci hanno disputato la finale degli US Open (con la vittoria della prima), evento definito storico, e Fabio Aru si è imposto nella Vuelta spagnola distanziando di oltre 3' il capoclassifica Dumoulin.

Due eventi che erano stati anticipati nel tennis da fantastiche semifinali e nel ciclismo da una lotta serrata fra i due distanziati da una manciata di secondi, eccitando le aspettative della gente e ovviamente ricercati sui canali TV.

Inutilmente.

Mamma RAI non è stata in grado di acquistare nemmeno i diritti dell'ultima giornata e ha risposto NIET alle ricerche dei telespettatori proponendo gare di canzonette tra bambini, un serial poliziesco e una inchiesta giornalistica. E si che attraverso uno dei suoi canali ha continuato a proporre vecchi filmati sportivi.

Un grave errore dal punto di vista commerciale (pare che che con la nuova Direzione non sia cambiato nulla negli orientamenti e nelle scelte editoriali) e soprattutto un affronto all'utente pagatore.

Monday, September 7 2015

"Ho detto tutto"

Mi è venuta casualmente tra le mani una copia de Il Giornale del 6 settembre 2015. Vincendo una certa avversione ne ho sfogliato le prime pagine. Già la dichiarazione sotto la testata “40 anni contro il coro” è stata una fulminazione. Mi son detto vuoi vedere che il giornale di famiglia si è sempre distinto dagli organi e dalla platea osannanti il capo perfetto, invincibile, ricco, predestinato alla guida dei destini d'Italia criticando, analizzando, giudicando, attaccando ed io non me ne sono accorto? La cosa mi ha preoccupato.

Poi ho letto qualche titolo: “Merkel spalanca le porte d'Europa”, “Non abbiamo senso dello Stato quindi nemmeno dei confini”, “Basta socialismo previdenziale: privatizziamo il sistema pensioni”, “Passione senza tornaconti: le idee dei giovani azzurri per la politica del futuro” e infine un dossier del prof. Brunetta “L'Italia si è svenduta a Berlino”. Non ce l'ho fatta più ad andare avanti.

Sunday, August 16 2015

Lo sport parla chiaro: il Sud arranca

In questi giorni lo Svimez ci ha presentato un Sud che negli ultimi anni è cresciuto metà della Grecia. Si sono persi seicentomila posti di lavoro, il tasso di natalità non è stato mai così basso, il reddito pro-capite è meno della metà di quello del Nord.

Poiché è tempo di inizio della stagione sportiva, diamo un'occhiata ai prossimi campionati e notiamo che anche qui il divario Nord-Sud è ben evidente. Per quanto riguarda la Serie A di calcio, su venti squadre, 13 sono del Nord (65%), 5 del Centro (25%) e appena due (Napoli e Palermo), del Sud (10%). Non cambia il quadro negli altri sport. Nel Basket le squadre settentrionali sono il doppio delle meridionali (10 a 5 e solo una del Centro). Nella superlega femminile di Volley ci sono 10 squadre del Nord, 2 del Centro e nessuna del Sud. Nella superlega di Volley maschile la situazione cambia poco (8, 3, 1). Nel Rugby, sport meno diffuso sul territorio, abbiamo nel Trofeo di Eccellenza quattro squadre del Nord e due del Centro.

Insomma il quadro generale dello sport riflette molto chiaramente la situazione socio-economica del Paese.

Saturday, August 1 2015

La giustizia non è per gli onorevoli

Il caso Azzollini, il senatore indagato dalla procura di Trani, ultimo di una lunga serie, ha suscitato le solite polemiche come accade ogni volta che la magistratura chiede l'autorizzazione a procedere, o addirittura l'arresto, contro un membro di una delle Camere.

Per strumentale solidarietà o altrettanto strumentale giustizialismo, conditi di politici o inconfessabili interessi, all'inquisito si nega o si accorda la protezione dell'immunità parlamentare.

L'art. 68 della Costituzione recita: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni”. Il resto dell'articolo, va da sé, vieta di procedere ad ogni tipo di indagini e restrizioni senza il placet della Camera di appartenenza.

Questa forma di protezione fu inserita nella Costituzione del '48 e riaffermata nella modifica del 1993 per difendere i rappresentanti del popolo da sempre possibili arbitrii.

La prassi parlamentare ha portato ad un abuso nell'applicazione di detto articolo, il cui contenuto si è trasformato in strumento di lotta politica. L'esame del caso dovrebbe riguardare non la difesa acritica o nella superficiale condanna dell'inquisito ma la legittimità della richiesta della magistratura, rispondendo alla domanda se i reati di cui si accusa l'onorevole di turno rientrano o meno nella sfera dell'esercizio della sua funzione, se essi sono di natura politica o penale.

Quando, respingendo la richiesta della Procura, si ritiene implicitamente che induzione e concorso in bancarotta fraudolenta, assunzioni clientelari, bilanci falsificati, stipendi e consulenze d'oro, improprio utilizzo delle risorse, ecc., sono prerogative della funzione di deputato o senatore quale è descritta dalla Costituzione, allora si deve concludere che la politica è questo (inoltre, come la mettiamo con gli altri imputati dell'inchiesta che politici non sono?).

Non è un bel segnale che si manda al cittadino.

Thursday, January 8 2015

Siamo tutti Charlie

La strage nel giornale satirico francese Charlie Hebdo non ha ancora una soluzione ma una cosa è chiara. Sia che si tratti di un attentato perpetrato da elementi esterni oppure autoctoni essa è “contro la nostra libertà”, come ha dichiarato il presidente Hollande, contro la nostra civiltà, le nostre idee, il nostro modo di essere, la nostra democrazia. E’ l’attacco dell’oscurantismo che vorrebbe far ripiombare il mondo nelle nebbie della storia.

Se si tratta dei prodromi della III guerra mondiale, come dicono alcuni, ebbene questo attentato è la Pearl Harbour dell’Europa. Esso suona come avvertimento a cui si deve rispondere con l’unità e la determinazione necessarie a vincere.

La reazione che si è avuta spontaneamente in tante città sta a testimoniare che questo attacco al cuore del nostro continente, nella città simbolo della nostra civiltà, è percepito contro tutti noi. Per la prima volta gli europei si sentono tutti coinvolti.

Siamo tutti Charlie.

Friday, June 27 2014

Ciro Esposito: un’altra morte inutile?

La morte del tifoso Ciro Esposito ha segnato un’altra tappa sulla strada della inciviltà sportiva, strada lastricata di lutti ricorrenti.

Si è detto e scritto in questi giorni che gli episodi di violenza devono far riflettere i responsabili del pianeta calcio. Un proposito, un imperativo, una necessità ripetuti ogni volta che si verifica un fatto drammatico dentro o fuori un campo di gioco. Tali eventi non hanno insegnato nulla fino ad oggi.

La morte di Ciro, come quella di tanti altri prima di lui, che da oggi cessa di essere un fatto pubblico (nel senso che non alimenta più le prime pagine) e rientra nell’ambito privato, rischia di essere presto dimenticata e di risultare inutile se dovesse suscitare sentimenti di vendetta o di pseudo giustizia. Viceversa (e la famiglia ha dato un segnale importante) essa si carica di significato se diventa il punto di partenza di una effettiva inversione di rotta, di un cambio di mentalità. Allora perché non farne occasione di riappacificazione tra due tifoserie e due città così vicine e così simili per affetto e attaccamento ai propri colori, per entusiasmo e folclore? Perché non dirsi noi e voi, ma anche gli altri, abbiamo i nostri morti (penso ad Antonio De Falchi, Giuseppe Plaitano, Vincenzo Paparelli, Stefano Furlan, Marco Fonghessi, Celestino Colombi, Vincenzo Spagnolo, Fabio Di Maio, Antonino Currò, Sergio Ercolano, Ermanno Licursi, Filippo Raciti, Gabriele Sandri, Matteo Bagnaresi ) e i nostri feriti a causa di una malintesa passione sportiva, da oggi in poi ci impegniamo ad onorarli con un gemellaggio, che sia l’inizio di un gemellaggio più generale fra tutte le tifoserie e fra tutti i colori?

Ecco, mi piacerebbe che qualcuno dei sostenitori delle due squadre oggi coinvolte esprimesse questo concetto e facesse questo appello. Sarebbe già una grande vittoria sulla morte.

Tuesday, October 1 2013

Culto della personalità

La locuzione culto della personalità indica una forma di idolatria sociale che generalmente si configura nell'assoluta devozione a un leader, generalmente politico o religioso, attraverso l'esaltazione del pensiero e delle capacità, tanto da attribuirgli doti di infallibilità.

I culti della personalità caratterizzano di norma gli stati totalitari o le nazioni che hanno sperimentato di recente una rivoluzione. La reputazione di un singolo capo, spesso caratterizzato come "liberatore" o "salvatore" del popolo, eleva questi a un livello quasi divino.

Il livello di adulazione può raggiungere vette che appaiono assurde agli estranei.

I culti della personalità mirano a far apparire il capo e lo stato come sinonimi, così che diventi impossibile comprendere l'esistenza dell'uno senza l'altro. Aiuta inoltre a giustificare le regole spesso dure della dittatura, e a propagandare nei cittadini la visione che il capo opera come un governante giusto e buono. In aggiunta, i culti della personalità spesso sorgono dallo sforzo di reprimere l'opposizione interna a una élite dominante.

Il culto della personalità può collassare molto rapidamente dopo l'estromissione o la morte del capo. In alcuni casi, il capo precedentemente soggetto al culto della personalità venne diffamato dopo la sua morte.

Estrapolazione da Wikipedia

Saturday, May 4 2013

Il Giro d'Italia parla inglese, non solo nel tabellino

E' iniziato il 96° Giro ciclistico d'Italia nella incantevole cornice di Napoli ma non è sul fatto agonistico o sul ritorno d'immagine per una città tanto bella quanto martoriata che vogliamo soffermarci. Piuttosto vogliamo stigmatizzare la scelta della RAI di utilizzare l'inglese per le informazioni sovrascritte. Sarà pure funzionale alla trasmissione venduta all'estero ma ci pare un'altra abdicazione nella difesa della nostra lingua.

Una volta il ciclismo parlava italiano e francese, ora si è inserito l'inglese. La televisione d'oltralpe, però, non si sognerà mai di utilizzare una lingua che non sia la propria.

Anche questo è un modo per difendere la propria identità. Alcuni (i francesi) ci tengono, altri (gli italiani) la perdono giorno dopo giorno, salvo poi prendersela con la Merkel di turno.

Monday, January 14 2013

La politica e la moglie di Cesare

Tempo di elezioni, tempo di liste. Guerra a colpi bassi. Urgenza di vincere a tutti i costi (imbarcando discussi personaggi che hanno potere e quindi voti), che cozza contro enunciazioni di principio (liste pulite) declamate senza convinzione. E pur di far passare scandalose e inquietanti presenze si arzigogolano fantasiose costruzioni giuridiche: chi non è condannato in via definitiva è innocente, non si possono negare i diritti civili a chi non è condannato alla fine dei tre gradi di giudizio, la democrazia non può essere ostaggio della magistratura, ecc. Tutti gli argomenti sono buoni per giustificare l’assalto al potere a qualunque grado della vita politica.

Nel corso degli anni e del rosario infinito di crimini si è andata affermando la teoria che i tre gradi di giudizio siano necessari complessivamente prima di stabilire se una persona è innocente o colpevole. Non essendo tecnici della materia ci esimiamo dall’azzardare valutazioni in proposito anche se empiricamente siamo convinti che il verdetto in prima istanza sia già rilevante. Soprattutto per quanto riguarda la politica. Infatti siamo altrettanto convinti che per la delicatezza del ruolo dell’eletto, per il rapporto di fiducia che deve essere tra eletto ed elettore, per prevenire ogni tentativo di condizionamento o di ricatto del rappresentante del popolo, insomma per la salvaguardia della sicurezza nazionale non ci deve essere ombra alcuna su chi aspira ad amministrare o a governare. E’ una cosa talmente ovvia che abbiamo finito per sottovalutarla.

Giova ricordare che Cesare, chiamato invano a testimoniare contro Publio Clodio reo di essersi introdotto in casa sua, al giudice che gli chiedeva allora perché mai avesse ripudiato la moglie rispose: “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".

Tuesday, November 6 2012

Chiusura culturale

Si fa un gran parlare di cultura come volano dell’economia in un paese come il nostro povero di giacimenti importanti e di un solido tessuto industriale che, viceversa può solo contare sull’intelligenza dei suoi abitanti, sul patrimonio artistico e paesaggistico, sulla cultura.

Ogni evento culturale (che si tratti di arte, di musica, di letteratura, di scienze, ecc…) è di per sé strumento di avanzamento personale e collettivo e occasione di progresso economico, a prescindere dai personaggi o dai soggetti celebrati. Può trattarsi di Dante come di Shakespeare, di Verdi come di Mozart, di Leonardo come di Van Gogh, della tammorra come del Jazz. La cultura non ha confini né steccati!

Perciò il diniego di fondi all’Umbria Jazz Winter da parte del Ministero dei Beni Culturali con la giustificazione, se le notizie di stampa sono vere, che “il Jazz non è espressione della cultura italiana” appare un grave infortunio. Si poteva capire una ragione finanziaria dietro tale decisione (ragazzi, in questo momento non ce lo possiamo permettere) ma la giustificazione addotta denota chiusura culturale (grave per un Ministero con quel nome e per un governo di professori!) e imprevidenza economica, se non qualcosa di ancora più grave.

Friday, April 20 2012

Calcio: dopo la sospensione riprendono le gare. Come se niente fosse

La morte sul campo del calciatore Morosini ha indotto la Lega a sospendere per una giornata le gare in programma. Il funerale dello sfortunato atleta è stato celebrato con grande concorso di tifosi. I mezzi di informazione si sono occupati per giorni della vicenda e gli inquirenti hanno aperto fascicoli per accertare eventuali responsabilità.

Da questo week end ricominciano le ostilità sportive e la scomparsa del giocatore si trasforma in un evento privato. Ma i problemi restano. Le misure di sicurezza, la prevenzione, i controlli non saranno messi in discussione e tutto continuerà come prima. Ma la discussione sulla presenza o meno di defibrillatori e di medici a bordo campo, su ambulanze pronte a partire, magari eliambulanze, rimane circoscritta ai massimi campionati, che sono quelli che calamitano l’attenzione dei supporter e dei media.

E invece le gare che ogni settimana vengono disputate sui cosiddetti campi di periferia sono migliaia e decine di migliaia sono gli ‘atleti’ che vi prendono parte. Su quei campi è difficile trovare misure di sicurezza idonee e strumenti di pronto soccorso, non parliamo di personale specializzato. Assistiamo talvolta a capocciate terrificanti con giocatori che restano a terra tramortiti e non si sa come soccorrerli. Con lentezza biblica, segno di cosciente inadeguatezza, arriva finalmente una bottiglietta d’acqua recata da un cosiddetto ‘massaggiatore’ fidando in misteriose virtù taumaturgiche. A volte deve essere chiamata un’ambulanza che, con tutta la buona volontà degli addetti, arriva con notevole ritardo rispetto al rischio corso dagli atleti.

Tutto è affidato alla buona sorte, al ‘destino’ che ogni tanto si prende qualche libertà. Che fare? Sui campi polverosi c’è poco da stare allegri, per quanto si possa discutere la situazione non migliorerà granché. L’unica soluzione sarebbe quella di fermare tutto, ma temiamo che non sia una soluzione praticabile.

Avanziamo due modeste proposte, che non servono a risolvere il problema ma possono aiutare a contenere gli incidenti pericolosi. Una è di carattere sportivo, sanzionare pesantemente, con espulsione , il giocatore reo di utilizzare i gomiti per liberarsi dell’avversario, una pratica che sta diventando sempre più generalizzata e cruenta. In secondo luogo imporre l’uso di un casco protettivo per tutti gli atleti, almeno a livello non professionistico. Se ci si rompe una gamba si risolve ma se ci si rompe la testa sono guai seri.

Il resto, come la presenza di un medico durante le partite è solo teoricamente realizzabile. Salvo smentita.

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