Da quando si organizzano gare ci sono vincitori e vinti (banale). Nell’antichità i vinti spesso perdevano anche la vita. Nei tempi moderni agli sconfitti si concede il cosiddetto onore delle armi ed essi si inchinano ai vincitori (rare volte) riconoscendone il valore. Agli sconfitti viene attribuito il giusto plauso da parte dei vincitori (vedi il rugby) e le medaglie d’argento o di bronzo egualmente meritate e sudate.
Chi arriva secondo accetta il verdetto del campo e nello stesso tempo è orgoglioso di essere giunto a un passo dalla vittoria.
Purtroppo, da qualche tempo, nel gioco del calcio si va diffondendo l’atteggiamento antisportivo dei secondi che si levano dal collo la medaglia appena ricevuta come se fosse un segno di vergogna e di disonore. Ma se è questo il sentimento che li anima perché partecipare alla cerimonia?
L’ultimo spettacolo, in ordine di tempo, lo ha offerto l’Inter battuta meritatamente dal Siviglia nella finale di Europa League. Allenatore e giocatori che si liberavano della medaglia ancor prima di scendere dal palco, con l’aria schifata di chi pensa di aver subito un furto. Pazienza per i giocatori (spesso giovanotti ingenui facilmente suggestionabili), inaccettabile da parte di chi li guida e dovrebbe dare il buon esempio.